La Malattia di Parkinson è una patologia neurologica degenerativa, a progressione lenta, che colpisce più di 300mila persone solo in Italia. Il disturbo si verifica quando la produzione di dopamina nel cervello si riduce notevolmente a causa della degenerazione dei neuroni in una regione definita “sostanza nera”.
Nei pazienti affetti da Parkinson, la malattia si può manifestare con i seguenti sintomi:
- instabilità della postura;
- tremore anche a riposo;
- lentezza nell’eloquio;
- rigidità;
- depressione.
Esistono trattamenti specifici per curare il Parkinson o ridurre la gravità dei sintomi nei pazienti? Vediamolo insieme in questo approfondimento, dove vi proponiamo un focus sulla cosiddetta stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation).
DBS Parkinson: che cos’è e in cosa consiste
La stimolazione cerebrale profonda, o Deep Brain Stimulation (DBS), è un trattamento chirurgico mirato a ridurre i tipici sintomi del Parkinson, come i tremori e la distonia, difficoltà motoria che conduce il paziente ad assumere atteggiamenti posturali totalmente involontari (contrazioni e spasmi muscolari).
La tecnica prevede un intervento chirurgico con l’impianto di elettrocateteri di pochi millimetri all’interno delle regioni cerebrali adibite al controllo del movimento, e di un dispositivo medico simile ad un pace-maker cardiaco nella zona della regione addominale o della clavicola. Questo apparecchio è deputato a inviare impulsi specifici agli elettrodi, precedentemente posizionati nel cervello, modulando i segnali che causavano i sintomi del Parkinson.
Grazie a questo trattamento il paziente può beneficiare, il più delle volte, di un miglioramento del quadro clinico complessivo.
Stimolazione cerebrale profonda Parkinson: in quali casi viene eseguita?
La stimolazione cerebrale profonda non è un intervento adatto a tutti i tipi di persone colpite da Parkinson. Viene eseguita, in particolare, su pazienti con sintomatologia motoria in peggioramento e non più controllabile mediante terapia farmacologica.
È necessario, inoltre, che il paziente sia in possesso di funzioni mentali e cognitive integre e che si sottoponga a esami diagnostici neuroradiologici (con esito normale).
Il trattamento DBS è pericoloso?
Il trattamento DBS si configura, a tutti gli effetti, come un intervento neurochirurgico. La procedura è mininvasiva grazie alle nuove tecnologie e consiste in due piccole incisioni sulla testa e nel posizionamento degli elettrodi attraverso due piccoli fori sul cranio: la chirurgia può essere praticata in anestesia locale o generale.
Qual è il decorso post-operatorio?
Il miglioramento dei sintomi è visibile già a pochi giorni dall’intervento. Il paziente può essere dimesso a distanza di 2-3 giorni, nel momento in cui il quadro clinico generale e neurologico sembra abbastanza stabile e dopo una prima regolazione del dispositivo medico.
Saranno necessari i controlli ambulatoriali di routine nelle settimane e nei mesi a seguire, per eventuale accenzione e rimodulazioni dei parametri e variazioni nella terapia.
Malattia di Parkinson intervento chirurgico: affidati all’équipe di Neurochirurgia24 a Roma
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