L’idrocefalo è una particolare patologia che comporta una progressiva dilatazione dei ventricoli cerebrali, causata il più delle volte da un’alterazione della circolazione del liquido cefalorachidiano o cerebrospinale (liquor). Questa condizione colpisce, talvolta, anche i bambini in tenera età: generalmente l’idrocefalia neonatale insorge a causa di malformazioni congenite che, per definizione, dipendono da fattori genetici; più di rado può essere provocata da emorragie intraventricolari o neoplasie.
In questo articolo approfondiamo le cause, i sintomi e le terapie più efficaci per trattare l’idrocefalo nei bambini.
Idrocefalo neonato: cause e condizioni di insorgenza
Come detto in precedenza, le cause di questa condizione in sede neonatale sono molto spesso relative a fattori genetici. L’idrocefalo neonatale può essere provocato da malformazioni congenite come:
- stenosi dell’acquedotto di Silvio (in circa un terzo dei casi di idrocefalia congenita);
- malformazione di Arnold-Chiari;
- spina bifida;
- sindrome di Dandy-Walker.
In alcuni casi l’idrocefalo può verificarsi anche dopo emorragie intraventricolari, in particolare nei bambini nati pretermine: spetta allo specialista individuare e accertare tempestivamente il problema tramite esami strumentali (ecografia attraverso le fontanelle, ad esempio).
Molto più di rado l’idrocefalo nel neonato viene provocato da tumori. Ad ogni modo, tra i più comuni, segnaliamo l’iperplasia dei villi e il papilloma del plesso corioideo.
Sintomi idrocefalo: come riconoscere la patologia nel bambino
Mentre nei bambini nati pretermine l’insorgenza della patologia può verificarsi anche in maniera asintomatica, l’idrocefalo nei bambini più grandi può presentare una sintomatologia che dipende essenzialmente dall’intensità dell’ipertensione endocranica. Questi i sintomi più comuni:
- cefalea;
- disturbi visivi;
- vomito non preceduto da nausea;
- paralisi dei muscoli del cranio;
- crisi di convulsione degli arti (soprattutto quelli inferiori).
Per confermare la diagnosi di idrocefalo, gli specialisti richiedono esami strumentali approfonditi come risonanza magnetica per immagini, tomografia computerizzata o ecografia del cranio.
Idrocefalo nei bambini: i trattamenti più comuni
Per trattare una condizione di idrocefalia nei bambini e mantenere normale la pressione cerebrale, possono essere eseguiti due diversi tipi di interventi:
- shunt ventricolare: l’impianto chirurgico dello shunt (tubicino di plastica) rappresenta il trattamento d’elezione per questa patologia. Grazie a questo intervento, il liquido cefalorachidiano in eccesso viene reincanalato verso un’altra zona anatomica (solitamente verso l’addome), consentendo la riduzione dei ventricoli cerebrali ingrossati. Il dispositivo installato nel bambino non viene rimosso, il più delle volte, per l’elevato rischio di lesioni e sanguinamenti;
- ventricolostomia: in alcuni bambini con idrocefalo viene eseguita la ventricolostomia, che prevede la creazione di un’apertura tra un ventricolo e lo spazio subaracnoideo del cervello in modo da trattare l’idrocefalo. Grazie a questa apertura è possibile drenare il liquido in eccesso e permetterne il suo naturale assorbimento.
Idrocefalo terapia e intervento: rivolgiti agli specialisti del progetto Neurochirurgia24 a Roma
Per maggiori informazioni sull’idrocefalo e sui trattamenti più efficaci di neurochirurgia mininvasiva, è possibile rivolgersi a neurochirurghi d’eccellenza e di fama internazionale come gli specialisti dell’équipe guidata dal prof. Antonino Raco, a disposizione per visite specialistiche e interventi chirurgici presso la Clinica Villa Margherita a Roma, nell’ambito del progetto Neurochirurgia24.